Sono le 2 e 21 del mattino del 25 dicembre.
Sono ancora sveglia, la mia piccola figlia era così eccitata per l’arrivo del Natale che non voleva dormire. A quel punto il sonno è passato a me… e questa intercapedine di tempo notturno è una piacevole intimità.
Scrivo la filastrocca in rima per mia figlia, che accompagnerà il suo risveglio natalizio fatato, tra poche ore.
Poi, un rapido sguardo ai preparativi … è tutto pronto.
È un momento magico che mi connette a memorie infantili di quel che facevano i miei nonni, che la notte di Natale preparavano albero e presepe in modo che la mattina sembrassero apparsi dalla magia della notte sacra e la mia meraviglia fosse alle stelle…
Mi sento sempre un po’ Gesù Bambino anche io e un po’ Babbo Natale in questi momenti.
Con la mia bimba, stasera, abbiamo preparato prima della mezzanotte, l’acqua e le carote per le renne, i biscotti per Gesù bambino e anche dei salatini per Babbo Natale che, a quanto pare, secondo le fonti sicure di mia figlia, predilige il salato… pizzette per l’esattezza.
Domattina sarà tutto ben spazzolato e sbriciolato per bene in giro, perché si sa che il bambin Gesù non mangia composto e Babbo Natale di sicuro con il pancione sarà un po’ maldestro .
D’un tratto penso che dovrei scrivere qualche riga su questa magia del preparare e del vegliare..
Una declinazione d’amore che nel silenzio e senza farsi sentire si prende cura e nutre il sogno.
Mi siedo un attimo e prendo il telefono per togliere la sveglia che avevo puntato per l’alba, qualora non fossi riuscita stanotte a preparare tutto.
Così, eccomi dare uno sguardo alle mail .. deformazione professionale.
E ci sono le parole di augurio che qualcuno ha pensato per me… non parole di circostanza.
Parole che traspirano esattamente la stessa cura, lo stesso amore che in fondo è forza universale di connessione.
Grazie, penso. E rispondo.
Non siamo che Anime dell’infinito
Stelle delle stelle scese dalle stelle
Come quel Bambino …
Luce che danza nell’oscurità.
Bello ritrovarsi così.
Ricordarlo… Insieme.
Natale serve a questo. A ricordare e non perdere la connessione.
Nel pomeriggio della Vigilia, una mia paziente che si preparava a trascorrere il Natale del tutto da sola, e senza più alcun superstite della sua famiglia , mi chiedeva qualche consiglio su come poter dare un senso a quel giorno in solitudine.
Abbiamo riflettuto insieme sulla connessione con qualcosa che nasce e rinasce ogni Natale, con qualcosa di invisibile e luminoso al tempo stesso che abita in una dimensione differente da quella ordinaria e del tutto fuori dal tempo.
In questo senso Babbo Natale esiste , e come.
Secondo le fonti sapienziali antiche e secondo i popoli di tradizione, e molto prima che a Babbo Natale fosse attribuita l’identità di Santa Klaus, esisteva una energia del solstizio d’inverno, energia di luce che vince la tenebra.
Gesù è anche in qualche modo l’erede di una
lunga tradizione di divinità del sole, della luce che dà la vita.
Esiste dunque una energia del Natale, portatrice di vita, di nuova nascita nella luce, di stupore per la vita che sorge, ispiratrice di atti di amore e di volontà del bene.
Oggi si chiama Babbo Natale, certamente svilita edulcorata e commercializzata, ma guai a negarla, guai a dire ad un piccolo che non esiste, perché significa negare in fondo il ruolo fondamentale che il sogno e lo spirito d’amore hanno nel profondo della psiche come archetipi portatori di un senso del trascendente.
Certo, l’ideale sarebbe poter poi collegare la figura paciosa e divertente del corpulento e barbuto portatore di doni, con una energia di carattere più sottile, portatrice di doni altrettanti sottili, per compiere così il passaggio interiore dall’icona metaforica al sentire più intimo del divino interiore.
Ma una imago non esclude l’altra, al contrario, possono danzare insieme.
Qualche giorno prima di Natale, mia figlia prima di dormire mi ha chiesto “cos’è quel filo rosso che collega me a te, e noi alla nostra famiglia e ai nostri amici, e tutti agli altri e le case tra di loro e tutti agli animali e alle piante…”
Ne hanno parlato all’asilo, a quanto pare.
Voleva sapere cosa fosse per me.
Le ho risposto che il filo è l’amore. Poi ho sentito di specificarle che l’amore è anche qualcosa di divino in noi. Qualcosa di cui a Natale celebriamo la nascita ma che è sempre in noi.
Solo che ci sono giorni speciali, periodi propizi per sentirlo più vicino, più intenso e per celebrarlo.
“Mamma ne sei sicura? Il filo rosso è questo?”
“Sì piccola mia, ne sono sicura”
“È per quello che Babbo Natale veste di rosso?”
“Forse, dovrei approfondire. Ma di certo sarebbe il migliore dei motivi”.
Non so come, ma la mattina di Natale, al risveglio, un filo rosso faceva capolino proprio lì, vicino alla finestra.