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Silenzio interiore: rinascita dal profondo

In questi giorni sono stato sull’isoletta di Sant’Erasmo.

È una piccola isola magica nell’arcipelago veneto. Si gira principalmente a piedi, in bicicletta o chiedendo un passaggio su un Ape a tre ruote. Qualche macchina incontrata di tanto in tanto.
Quest’isola mi ha stregato dalla prima volta che ci ho messo piede anni fa. Mi ha accolto con la delicatezza amorevole con cui accompagna ogni visitatore che sia disposto ad ascoltarla. A risuonare con l’antico linguaggio che permea ognuno di noi da quando nasciamo e che a volte gradualmente dimentichiamo.
Chi vuole fare un salto mordi e fuggi, può andare al Bacan, piacevolissimo ristorantino in riva alla laguna e che fa onore al suo nome ovvero Bacan, (rumor de xente drìo parlar anemadamente o drìo barufar. putifèrio, pandemònio).
Ottimo posto per incontrarsi con amici, prendere un aperitivo, pranzare, sentire della musica, e in ogni caso per ogni relazione sociale “normale”.

Ma è proprio da qui che comincia la magia e la graduale disintossicazione dalla velocità, dal rumore, dall’obbligo di essere accompagnati da quel brusio interiore, o rumore di fondo spesso presente senza il quale, a volte ci si sente persi.
A ogni visita negli anni, e in particolare in questi giorni, è stato come tornare gradualmente a “casa”… Quella casa profonda nel sé, che spesso non sappiamo di avere, e in alcuni casi abbiamo paura di trovare.
Rallentando, un pò alla volta, è stato come scoprire dei veli che si dissolvevano intimamente e tra il mondo interiore e quello esterno. Diminuiva il brusio interno, e il respiro entrava in sintonia con lo stormire delle foglie, con i refoli di vento. I micromovimenti dell’acqua nei canali cambiavano verso, insieme al respiro della marea e della laguna.
Le gerarchie famigliari degli animali del sottobosco e dei canali, emergevano ruolo per ruolo, con i propri suoni, segnali, danze e ritmi.

L’anatra capobranco redarguiva il pulcino scavezzacollo esploratore ritardatario, e coccolava il più timoroso. La giovane madre insegnava l’orientamento, in fila indiana durante le prime uscite.
Le coppie di uccelli sugli alberi davano esempio di come iniziare un dialogo a lenti “movimenti” simbolici e inequivocabili.
Cominciava a emergere un silenzio interiore , un tenero “sfarfallio” e un piacevole partecipare al “Tutto” in una antica danza, del respiro e dei naturali ritmi della Vita.

Mi sono svegliato in questo profondo, delicato e amorevole rallentamento nella bruma mattutina dei sogni, scoprendo che è domenica di Pentecoste, ovvero di rinascita. Una rinascita interiore, e per me nello specifico altamente simbolica. Ma questa sarà un’altra storia.

Questa piccola riflessione emerge da una connessione graduale, sempre più chiara e risonante tra il linguaggio profondo e intimo del cuore, della coerenza cardiaca, del nostro sistema nervoso autonomo, delle emozioni, di come ci comunicano tutto il necessario e molto di più per rinascere e vivere armoniosamente.

Come tutto questo “Mondo” spesso dimenticato, ma non agli Antichi, risuoni con i temi e i video corsi che stiamo preparando insieme.

Articolo di Alessandro Volpi

Per approfondire: il Videocorso "Umani 2.0"

Il fattore umano: l’essenza che rende la nostra specie unica, che ci distingue dal resto del mondo e forse ci distinguerà ancora nel futuro di intelligenza artificiale che sembra attenderci.

L’era della tecnica, i suoi orizzonti di progressiva ibridazione dell’essere umano con la neurotecnologia e la biotecnologia, risultano eccitanti per alcuni, come promessa di liberazione da patologie sinora incurabili, aumento della longevità ed espansione delle capacità cerebrali e cognitive, ma risulta inquietante per altri sotto il profilo dell’etica e del rispetto dei diritti dell’individuo.

Dalle visioni profetiche di autori come Reich o Steiner alla rappresentazioni di cult movie come Matrix, e persino alle ironie di cartoon forse più per adulti che per bambini come I Simpson, il tema uomo-macchina è da molto tempo al centro di riflessioni e dibattiti. Ma in questo presente sembra ormai inarrestabile.

C’è ancora spazio per l’uomo in tutto questo? È ancora possibile esercitare il diritto all’umano, la capacità di pensare, immaginare e sentire dell’umano?

Un viaggio, tra le filosofie del transumanesimo, le avanguardie delle neuroscienze e gli antichi insegnamenti sapienziali, alla scoperta di ciò che ci rende profondamente quelli che siamo e, a dispetto di tutto, è al centro della trasformazione che stiamo vivendo, per non rinunciare a pensare il ruolo dell’uomo nel cambiamento di un futuro ormai prossimo.