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La tentazione del certo per l’incerto

Il potere nascosto dell’incertezza

Quante volte accade di trovarsi di fronte a un bivio senza avere chiare indicazioni di come proseguire oltre? Certo, nell’era della tecnologia imperante, immagino che ciascuno di noi ceda alla tentazione di prendere in mano il proprio smartphone per attivare ogni sorta di applicazione possibile in grado di fornirci qualsiasi tipo di informazione: il luogo in cui il sentiero conduce, la traccia fornita dal Gps con precisione millimetrica, il tempo di percorrenza, l’altimetria del percorso, i punti panoramici, i luoghi da visitare o i migliori ristoranti lungo il cammino … e, per non farci mancare nulla, se indossiamo anche un cardiofrequenzimetro possiamo persino conoscere, passo passo, la nostra frequenza cardiaca per un allenamento ottimale, con relative calorie consumate. Abbiamo tutto perfettamente sotto controllo!

 Eppure, non posso fare a meno di rivolgermi delle domande: dov’è finito il potere dell’intuito? Che ne è stata della nostra capacità di orientarci in base al sentire del cuore? Sappiamo misurare la sua frequenza, certo, ma del potere della sua intelligenza ne siamo coscienti? Mi emoziona e persino commuove la magia che si cela dentro l’incertezza del poter “sbagliare” strada e che si manifesta in un incontro inaspettato con persone, luoghi, sensazioni verso i quali non è un algoritmo di un dispositivo a guidarci, bensì la nostra Anima. 

Siamo immersi in un vivere talmente frenetico da non poterci concedere il tempo di poter “annusare” l’incertezza, di saper fiutare le grandi opportunità che offre per agire la nostra vita nella piena e potente espressione della nostra unicità e del nostro essere. 

L’incertezza è indubbiamente parte dell’esistenza e mai come in questi ultimi due anni la vita lo ha reso così evidente ai nostri occhi, andando a minare un campo davvero delicato per ciascuno di noi, ovvero quello che riguarda la nostra salute. A dire il vero, in tempo di pandemia, tutto ciò che ritenevamo sicuro, assodato, persino dato per scontato ha vacillato o addirittura è crollato sotto i colpi inferti da un virus che ha mostrato, in modalità del tutto inequivocabili, tutta la nostra fragilità e vulnerabilità.

Noi esseri umani abbiamo la tendenza a ricercare quella sicurezza che ci possa garantire un riparo dal dolore e dalla sofferenza e troviamo nelle nostre certezze, nelle nostre convinzioni e nelle nostre relazioni una sorta di rifugio che ci faccia sentire protetti. Il miglior atteggiamento che possiamo mettere in atto per garantirci la tanto agognata tranquillità, che così intensamente ricerchiamo, è quello di tentare di tenere tutto sotto controllo, illudendoci di poter direzionare la vita lungo dei binari che siamo convinti di avere sempre il potere di scegliere, a dispetto del sentiero che invece è l’Anima a voler percorrere. È così che sprechiamo una quantità enorme della nostra energia per cercare di difenderci dalla vita, anziché utilizzarla come forza propulsiva per andare incontro a ciò che il destino ci riserva. Impieghiamo tanto del nostro tempo per costruire fortezze di protezione intorno a noi, quando basta un virus invisibile a spazzarle via come fossero castelli di carta, tanto fragili quanto inutili. 

È così che molte delle nostre certezze, sia a livello individuale, sia come comunità, sono andate in frantumi di fronte ad una realtà che, in questa epoca storica, sembra divenire potente espressione di quel mondo che venne definito dalla U.S. Army War College, per descrivere il clima alla fine della Grande Guerra, con l’acronimo di VUCA: Volatility, Uncertainty, Complexity, Ambiguity.

Il termine “Volatility” si riferisce alla natura e alle dinamiche dei cambiamenti che sono soggette a fluttuazioni e turbolenze; maggiore è la volatilità, più veloci sono i cambiamenti.

“Uncertainty” sta ad indicare la misura in cui è possibile prevedere il futuro; più i cambiamenti in atto sono repentini, maggiore sarà l’incapacità di comprenderne le dinamiche e tanto più grande sarà l’incertezza con cui ci si potrà muovere nella dimensione circostante. 

Un mondo in cui i cambiamenti sono così drastici e al contempo così incalzanti nel loro susseguirsi tende a divenire un sistema molto complesso, data la maggior interconnessione fra numerosissimi fattori che si trovano a interagire tra loro contemporaneamente e così rapidamente. Questa “Complexity” rende molto più difficile poter analizzare la realtà per poi adottare le giuste misure per affrontarla e organizzarla.

L’ultimo elemento, quello dell’”Ambiguity”, non consente di interpretare ciò che accade con chiarezza perché l’informazione è incompleta, imprecisa o addirittura contradditoria. 

Ovviamente un mondo che divenga massima espressione di queste quattro caratteristiche risulta ai nostri occhi estremamente pericoloso e ciò che percepiamo come tale scatena una forte sensazione di paura che si manifesta in maniera trasversale in ogni ambito della nostra esistenza: paura della malattia, dell’Altro, dell’isolamento e della perdita, sia a livello relazionale che economico. Vivere in uno stato di paura costante per un lungo periodo porta a sviluppare sindromi depressive e comunque stati di forte prostrazione psichica, con tutte le conseguenze che questo può comportare non solo a livello individuale ma anche sociale.

Lo conferma il Dipartimento di Scienze Biomediche di Humanitas University, insieme al Centro di Medicina Personalizzata sui Disturbi d’Ansia e di Panico di Humanitas San Pio X, che ha condotto uno studio, sviluppato in due fasi, per valutare l’impatto della pandemia da Covid-19 sulla salute e il benessere mentale della popolazione italiana e mondiale. Si tratta di un’indagine guidata dal Prof. Giampaolo Perna e coordinata dalla Dott.ssa Daniela Caldirola che si avvale di un questionario online, approvato dal Comitato Etico di riferimento, con l’obiettivo di raggiungere il maggior numero di persone (non personale sanitario) che in forma anonima e volontaria scelgano di collaborare allo studio attraverso la compilazione del questionario stesso, al fine di poter evidenziare i bisogni e le necessità a cui rispondere. 

«L’elaborazione dei nuovi dati, in combinazione a quelli precedenti, è stata orientata a valutare l’insorgenza di sintomi psichiatrici clinicamente significativi e l’individuazione dei fattori che possono avere contribuito a tale insorgenza, in tutti coloro che avevano riportato di non aver mai avuto una diagnosi di disturbo psichiatrico nel corso della vita” – spiega il Professor Perna. – “Abbiamo inoltre valutato in che misura la pandemia abbia modificato lo stile di vita e la qualità delle relazioni personalisull’intero campione raccolto. Le persone che finora hanno partecipato allo studio sono 3532 (2379 nella prima fase e 1153 nella seconda), di cui il 57.6% ha completato l’intero questionario. Le nostre analisi hanno mostrato che, tra coloro che avevano dichiarato di non avere mai avuto nella vita una diagnosi di disturbo psichiatrico, l’8% dei partecipanti nella prima fase e un ulteriore 8% dei partecipanti nella seconda fase, ha riportato una sintomatologia depressiva clinicamente significativa insorta durante la pandemia. Sintomi ansiosi che potrebbero essere indicativi dell’insorgenza di un disturbo d’ansia sono stati trovati in circa l’11% dei partecipanti sia nella prima sia nella seconda fase. Sintomi suggestivi di un possibile disturbo di panico sono emersi nell’ 1.2% e 3% dei partecipanti nella prima e seconda fase, rispettivamente. Sintomi clinicamente significativi di disturbo post-traumatico da stress sono emersi nel 2% dei partecipanti nella prima fase e nel 3.4% nella seconda. Infine, il 6.2% dei partecipanti nella prima fase e il 3.8% nella seconda ha riportato sintomi significativi di tipo ossessivo-compulsivo disturbanti e interferenti con la qualità di vita. Questi dati suggeriscono che, globalmente, un numero considerevole di italiani ha sviluppato sintomi psichiatrici di interesse clinico durante la pandemia».

Di fronte a questi dati, che ci danno un’idea dei danni che la paura ha generato a seguito del clima di totale incertezza che si è venuto a creare a causa della pandemia, viene spontaneo chiedersi come sia possibile del resto evitare una ripercussione psicologica, che poi avrà inevitabilmente una ricaduto anche a livello fisico, in una situazione così drastica come quella che la diffusione di un virus ha tratteggiato.

Incertezza e paura si alimentano a vicenda, andando a creare una sorta di spirale che tende a spingerci verso il basso, costringendoci a rimanere letteralmente compressi nel puro piano della sopravvivenza, dove ovviamente è praticamente impossibile non avvertire una sensazione di panico, considerato che la dinamica che stiamo vivendo va a minacciare la nostra stessa esistenza. 

Ma, se riuscissimo ad agire un cambio di prospettiva, potremmo scorgere nell’incertezza un’opportunità. La paura è in fondo foriera di un’energia che, nella sua normale via di scarico, ci induce a un’azione di attacco o fuga, che in una reale e immediata situazione di pericolo ci permette di evitare conseguenze anche gravi per la nostra salute. Quando però la sensazione di paura pervade la nostra quotidianità in una modalità che diviene addirittura inconsapevole, abbiamo la possibilità, una volta riconosciuta, di utilizzare la sua energia a nostro favore. Anziché assumere una posizione di difesa, mostrandoci apatici a ansiosi, potremmo divenire curiosi di indagare quali risorse utili e disponibili potremmo mobilitare in una situazione di incertezza.

Vi assicuro che rimarrete sorpresi di scoprire quanti inaspettati talenti e impensabili potenzialità l’Anima saprà mostrarvi, proprio in una situazione di assoluta incertezza! Sono proprio le difficoltà e le sfide che la vita ci propone a sollecitare la manifestazione di risorse che altrimenti rimarrebbero nascoste e inutilizzate. 

Spostare l’attenzione da cosa non possiamo più fare a cosa invece possiamo agire in una determinata situazione, ci dà già modo di cambiare prospettiva. Se sentiamo che l’incertezza ci abbia privato di ogni punto di riferimento, come un terremoto che ha raso al suolo ogni cosa intorno a noi, proviamo a rivolgere lo sguardo verso l’alto, a voler cercare quei punti del nostro esistere che rimangano ben saldi e visibili, qualunque cosa accada. Anziché disperarci perché una pandemia ha scompaginato il mondo delle nostre relazioni, muoviamoci per crearne di nuove, certi che saranno foriere di un nuovo nutrimento emotivo.

Ma, per poter agire tutto questo, il primo passo da compiere è quello di accettare l’incertezza; questo non significa subirla passivamente, bensì accoglierla con il cuore aperto all’ignoto, fidandosi delle proprie intuizioni e affidandosi al percorso che la nostra Anima ha scelto per noi. Quando il mondo esterno diventa inesplorabile in realtà abbiamo una grande opportunità per indagare noi stessi e divenire il mistero che siamo. 

Ecco che allora, come scrive la Dottoressa Erica Francesca Poli nel suo libro “Poiesis” (Anima Edizioni), “sarebbe bene dare un grande valore all’incertezza, viverla come qualcosa di importante e di positivo, che ci permette di non essere in un solo modo, un solo personaggio, in una sola direzione. Quando accogliamo l’incertezza, il rischio, il pericolo, la fragilità, l’insicurezza, la paura, allora l’Anima è contenta di noi, perché ci possiamo finalmente accorgere che c’è qualcosa che non sappiamo, anzi sappiamo che tutte le nostre certezze svaniscono”.

Accogliere quindi l’incertezza come una grande opportunità per varcare un portale che ci consenta di affacciarci ad un nuovo mondo con inaspettate visioni e sorprendenti prospettive, attraverso le quali realizzare la propria unicità e essenza. Questo in fondo è il compito che attende ognuno di noi e, che ci piaccia o no, è proprio nel caos dell’incertezza che risiede la possibilità di portarlo a compimento in modalità davvero uniche e potenti.

Di Elsa Roberta Veniani