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La regola del gelato

Da due anni collaboro con l’équipe di Terapia del Dolore e Cure Palliative dell’Ospedale Bassini e penso di aver trovato la mia dimensione ideale, in équipe psico con due colleghe e amiche: le dottoresse Nausika Gusella e Greta Pagani.

In un caldo e afoso mese di luglio ho avuto l’onore e l’onere di sostituire, per le vacanze estive, Nausika in Hospice e di incontrare Stefano, un omone settantenne, estremamente intelligente, autoironico, acuto e acido quanto basta nel momento più difficile della sua vita.

Il contesto del nostro “setting” è stato fra i miei preferiti: una fiorita veranda dove, fra un caffè alla nocciola, una sigaretta e una coccola ai cagnolini della Pet Therapy abbiamo chiacchierato per ore.

 

“Sai sto scrivendo il libro della mia vita… o meglio, riflessioni di un anziano o di un vecchio se preferisci. Non ho mai ben capito la differenza tra i due termini. Il primo forse è più rispettoso, il secondo vagamente dispregiativo ma io in fondo lo preferisco. Gli anziani sono un po’ bolsi, fragili, leggermente rimbambiti; i vecchi al contrario sono saggi, sono resilienti, sanno essere acuti. Io quindi, se ahimè devo proprio scegliere, preferisco sentirmi vecchio.

I vecchi sono come i paracadutisti, dietro le spalle hanno il contenitore del paracadute, quello grande, dei ricordi, del passato; davanti quello dell’emergenza, molto più piccolo, dei progetti, del futuro e, come i parà, contano di più su quello grande.”

Una vita piena, vissuta intensamente, con qualche rimorso e un unico rimpianto, ma questi sono segreti professionali…

 

La settimana di Ferragosto sono tornata in Hospice. Stefano era molto diverso da come lo ricordavo, sia dal punto di vista clinico che, soprattutto, sotto l’aspetto emotivo/psicologico.

Medesimo setting, una piacevole variante: Washington.

 

Il libro di Stefano cita: Washington, vogliamo parlarne?

 

 

“Un ragazzo di 41 anni, grosso come una montagna, equadoregno, buono, simpatico, gentile da morire, il mio piccolo grande miracolo che viene tutti i giorni dalle 10 della mattina alle 2 del pomeriggio e ad agosto anche dalle 5 alle 7 del pomeriggio, causa penuria visite per vacanze di un po’ di tutti con eccezione di N. bloccato dal suo lavoro.

Un paio di giorni fa è accaduta una cosa assolutamente speciale: F. aveva comperato delle espadrillas per sostituire le mie pantofole di feltro, ma, purtroppo, nonostante l’intervento del ciabattino, la pantofola ibizenca era comunque stretta e non riuscivo ad infilarla nei miei piedi gonfi. 

A quel punto mi sono trovato con le espadrillas nuove in mano e mi è venuto spontaneo offrirle a Washington … che almeno potesse usarle lui e ….. lui cosa ha fatto?

Si è sfilato le sue scarpe perfette per me e me le ha regalate, super comode, bianche, bellissime!!!!

È stato un gesto incredibile che mi ha sorpreso e commosso.”

Credo che molti abbiano visto il film “Quasi amici”; io ho avuto l’onore di conoscere due persone straordinarie che si sono fatte compagnia, anche per solo poche settimane, creando un’amicizia speciale. Se il film fosse uscito fra un paio d’anni avrei potuto affermare di aver conosciuto i protagonisti a cui si ispirarono gli sceneggiatori.

Nonostante Washington, ahimè, la luce negli occhi di Stefano si era spenta; così feci un tentativo e lo invitai a parlarmi del suo libro. Invece di una fiammella si riaccese un fuoco.

Aveva completato il suo libro in un agosto un po’ solitario ma lo aveva salvato su una chiavetta e “archiviato” nel cassetto del comodino dell’Hospice.

Qualche giorno dopo tornai in Hospice e assistetti ad una telefonata da parte di un editore che chiedeva per la stampa del libro di Stefano una cifra molto impegnativa. 

Stefano, suo malgrado, fu costretto a rinunciare e quella luce si spense nuovamente… non potevamo permetterlo.

Dal punto di vista prettamente terapeutico aveva un profondo significato completare il libro, chiudere un ciclo, lasciare qualcosa…ed è stato frutto dello splendido lavoro fatto da Nausika e Greta nelle settimane precedenti!

 

In una corsa, letteralmente, contro il tempo, abbiamo organizzato una colletta fra colleghi e una tipografia, molto sensibile, di Città Studi ci ha dato una grossa mano e… Raccolta di pensieri di un “vecchio”…

Libro mandato in tipografia il lunedì; martedì mattina Washington mi ha raggiunta in Città Studi per portare a Stefano l’anteprima, che avrebbe dedicato al figlio N., e il giovedì erano pronte tutte le altre copie.

“Sono arrabbiato con te” 

Così mi ha accolto in Hospice mentre, tutta trafelata, arrivavo col fiatone e le copie nella busta. 

“Ti aspettavo alle 15, sono le 16, ero in ansia”.

L’ansia della consapevolezza che il tempo stava per finire…

“Hai ragione Stefano, mi dispiace tanto. Ti ho portato i libri, mi perdoni?”

Il volto si illuminò, gli occhi si riaccesero.

“Sì, ti perdono!”

Così sulla sua fiammante sedia elettrica si diresse in camera. 

Io, Nausika e il dr. Marco Ceresa con lui.

Lui e Marco iniziarono a disquisire di fisica quantistica (…)

Io e Nausika ci scambiavamo sguardi di intesa.

“Ti voglio regalare una copia del libro”

“Allora mi hai perdonato davvero?”

“Certo che sì”

“Però io voglio l’autografo!”


Così disegna una croce scout, dove inserisce la data 08.09.22 e mi scrive una dedica.

Solitamente cerco di non lasciarmi coinvolgere o meglio travolgere dalle emozioni, ma con Stefano questo limite era già stato ampiamente superato settimane fa, quindi lo abbraccio con profondo affetto e, a richiesta di un “vecchio rubacuori”, gli do un bacio sulla guancia.

Tante cose mi hanno colpita e affascinata di Stefano; una in particolare vorrei condividerla perché “I segreti me li tengo per me, tutto quello che è comunicazione può essere condiviso!”

LA REGOLA DEL GELATO

È stata una vita bellissima e continua ad esserlo anche se ora la sua bellezza è maggiormente legata alla regola del gelato.
Il gelato lo gusti di più quando sta finendo, assaporando e rivalutando anche il cono non più croccante e decisamente molliccio, rimpiangendo di averlo mangiato con morsi frettolosi, forse un po’ troppo grossi e non essere riuscito a farlo durare di più.
Una gita nel tempo durata un bel po’ di anni che sono trascorsi maledettamente in fretta e che probabilmente, anzi sicuramente, avrei potuto in tantissime occasioni mettere più a frutto e viverli più consapevolmente.
La prossima volta cercherò di fare meglio, nella speranza di avere il privilegio di nascere ancora dalla parte fortunata del mondo.
Non so quanto tempo durerà questo mio gelato prima di sciogliersi obbligandomi agli ultimi morsi, sicuramente ho tutte le intenzioni di farlo resistere il più a lungo possibile perché credo abbia ancora dei gusti nuovi e buoni da farmi assaporare che non ho intenzione di perdermi.
Ricordo bene la prima volta che mi raccontò la sua regola del gelato, ne rimasi ammaliata.
Dopo qualche minuto di silenzio mi permisi di dire:
“Hai presente quei coni confezionati che sul fondo hanno un ripieno di cioccolato?”
Mi rispose: “Si certo”
“Come ti senti quando a fine cono trovi il cioccolato?”
“Sorpreso e felice!”
“Ecco stavo pensando che, forse, potresti aggiungere una postilla alla regola del gelato: forse, a volte, anche il fondo del cono nasconde una dolce e piacevole sorpresa…”
“Già… il “culo” del mio gelato è stato una splendida sorpresa!”

di Deborah Maradini